La mappa
della sezione Il Rinascimento
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Il passaggio del
Marchesato a Genova Anche il XVIII secolo, iniziato con
l'esodo della Spagna, è stato punteggiato da conflittualità, lotte e
contrasti che attestano come il Finalese fosse ambito dalle grandi
potenze italiane ma anche europee: ciò per la sua posizione
strategica, economica e politica. Nel 1704 (e per i due anni
successivi) il Governatore di Milano chiuse le frontiere del
Marchesato, con il conseguente impoverimento del territorio. Dopo
l'epopea vittoriosa di Eugenio di Savona, il 2 aprile 1707 il
Generale austriaco La Marre entrò nel Marchesato con un esercito di
8.000 uomini e lo stesso giorno ricevette dall'Imperatore la nomina a
Governatore del Finalese: sarà l'ultimo Governatore straniero e
rimarrà insediato sino all'8 settembre 1713: essendo venuto meno il traffico
con la Spagna, Finale Ligure conobbe un periodo di profonda crisi,
accentuata dal fatto che i nuovi padroni consideravano il feudo un
centro di costo e non di profitto.
Il Marchesato faceva gola a
Vittorio Amedeo II di Savoia, che non aveva visto di buon occhio
l'occupazione austriaca della Lombardia e che considerava Finale come un
appetibile sbocco sul mare, alternativo a Nizza. Intuite le
aspirazioni sabaude, Genova, il cui interesse era ben noto, avviò
contestualmente trattative con l'Impero per assicurarsi il Finalese:
Vienna dichiarò la propria disponibilità alla vendita del feudo per
una cifra pari a 1.250.000 scudi romani. Nonostante la totale
contrarietà della popolazione del Marchesato, che non voleva essere
sottoposta al secolare nemico, la vendita venne conclusa il 29 agosto
1713 (la delegazione finalese alla corte imperiale riuscì solo a far
inserire nell'atto di cessione la promessa da parte degli acquirenti
di conservare e lasciare invariati gli Statuti). Pur avendo ceduto il
feudo, all'Impero ed alla Spagna sarebbe restata la loro alta
sovranità sul Finale. L'8 settembre 1713 si insediò a Finale
Filippo Cattaneo De Marini, il primo governatore genovese. Nel 1715
giunse da Genova l'ordine di procedere alla demolizione delle
fortificazioni, fra cui Castel Gavone (il simbolo degli odiati
Marchesi Del Carretto): l'autonomia finalese, sancita nel 1713, era
solo una finzione! Nel 1720 la Spagna rinunciò definitivamente ad
ogni diritto sul Marchesato: restava solo il pericolo costituito da
Vittorio Amedeo II di Savoia, che tramite terzi sobillava i finalesi
ad ordire congiure. Nel 1729 il Senato genovese decise in
forte inasprimento fiscale a carico della popolazione del feudo: ciò
costituiva un'aperta violazione delle clausole stipulate nell'atto di
cessione. Le proteste di una delegazione finalese a Vienna ebbero
buon esito: l'impero condannò infatti Genova al rispetto degli
impegni assunti. La Superba rifiutò di sottostare alla decisione
imperiale, ordinando alla delegazione l'immediato rientro. L'uso
della forza culminò in una rivolta popolare: nel 1730 i bandi
genovesi furono bruciati nelle piazze e la guarnigione presente ed il
Governatore vennero catturati e tenuti in ostaggio, le fortificazioni
si riempirono di insorti. Il 3 settembre 1730 l'Ambasciatore genovese
a Vienna propose senza effetto di variare lo stato giuridico del
Finale: il feudo non sarebbe più stato deputazione ma parte
integrante della Repubblica. Alla fine l'Impero inviò le sue truppe
per sedare i moti ed interporsi tra le due parti. La contesa terminò
con un lieve calo delle gabelle e con il perdono di Genova ai
finalesi. Subito dopo (primavera del 1734) Genova impose invece nuovi
salassi, fra cui una maggiorazione sul sale. Finalborgo e
Finalmarina insorsero, formando un vero e proprio esercito
rivoluzionario, cui tutti (magari spinti da qualche pressione.....)
aderirono. Il 22 maggio 1734 vennero nuovamente occupate le fortezze
ed imprigionati sia il Governatore che la risicata guarnigione
genovese. Genova (che chiamò spregiativamente l'insurrezione
"guerra delle mosche") rifiutò ogni compromesso. Non potendo più
disporre dell'aiuto imperiale, la rivolta (dalla quale si erano
dissociati alcune ville, fra le quali Rialto) perse tono e nel 1735
arrivò un "perdono imperiale" tardivo quanto inutile. |
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L'epilogo del Marchesato come entità territoriale
Alla morte dell'Imperatore Carlo VI (1740) salì al trono
la figlia Maria Teresa, dando il via alla "guerra di
successione austriaca" (Austriaci, Piemontesi ed Inglesi contro
Francia e Spagna). Il 13 settembre 1743 il trattato di Worms
sancì il passaggio del Marchesato ai Savoia, che avrebbero
dovuto rimborsare a Genova quanto da essa versato nel 1713
previa riedificazione da parte sua delle fortificazioni demolite. In quel
periodo il Finalese, pur mostrando qualche segno dell'antica opulenza,
era caratterizzato dal degrado e dalla decadenza, nonchè dalla
carenza di strutture di accoglimento dei viaggiatori (Charles De
Brosses, 1739). Sentendosi sbeffeggiata da Worms, Genova,
nell'ambito della citata guerra di successione, prese le armi
contro Carlo Emanuele III di Savoia, alleato di Maria Teresa, ma non
contro l'Austria. Gli alleati francesi di Genova occuparono
Finale il 28 giugno 1745, presidiando i passi di San Giacomo e
del Melogno. Su pressioni di Carlo Emanuele III di Savoia, il 29
settembre 1745 la flotta inglese (14 navi) attaccò e bombardò Finalmarina sulla quale caddero più di 600 colpi di cannone. In
quest'occasione la popolazione aiutò la guarnigione: la risposta
all'attacco arrivò da Castelfranco, le cui artiglierie
costrinsero il nemico a ritirarsi. Dopo una serie di vicende
alterne, la guerra volse a favore delle truppe austriache; il 6
settembre 1746 Genova firmò la resa ed aprì loro le porte della
città. L'11 settembre 1746 entrarono a Finale oltre 10.000
soldati sabaudi, mentre il 14 settembre giunse lo stesso Re
Carlo Emanuele III, accolto entusiasticamente dalla popolazione.
Il 15 settembre il Marchesato si arrese al Principe di Carignano
che ne prese possesso in nome del Re di Savoia e Sardegna. Le
truppe piemontesi sarebbero rimaste a Finale sino al 18 ottobre 1748,
quando la Pace di Acquisgrana reintegrò Genova nel possesso del
Marchesato. Nel 1748 Finale perse ogni tipo di franchigia o
di copertura internazionale e seguì in tutto e per tutto la
sorte delle altre cittadine liguri, parti integranti della
Repubblica completamente soggette al potere centrale. A conferma della perdita di importanza strategica
del Finalese le sue fortificazioni vennero abbandonate. Il
letterato inglese Tobias George Smollet, passato da Finale nel
1765, notò i cantieri navali sulla spiaggia e le belle coltivazioni
di frutta ed ulivi: si rammaricò invece per la totale mancanza
di approdi, tutti demoliti dai Genovesi. Finale era diventato un
piccolo centro di provincia, anche se ancora formalmente
governato dalle Convenzioni Cesaree del 1711 che ne stabilivano
,ma solo sulla carta, i confini territoriali e le guarentige. Resterà ancora un
Marchesato sino all'ingresso dei soldati del Generale francese Massena (1795), al cui arrivo seguirà la perdita di uno "status
ufficiale" che non aveva più da quasi due secoli. |
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