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Il Rinascimento
Finale alla SpagnaLa Spagna lascia GenovaEpilogo

Bibliografia

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La vendita del Marchesato alla Spagna
Le vicende del Marchesato nel periodo 1492-1598 sono trattate nella sezione de "La Storia del Finalese" dedicata al Marchesato del Caretto (visualizza la pagina).
Il 16 maggio 1498 Sforza Andrea del Carretto stupulò un atto di vendita del feudo a Filippo II Re di Spagna per una rendita perpetua di 24.000 ducati l'anno: va osservato che la preferenza accordata alla monarchia iberica era motivata dall'entità molto elevata del corrispettivo (la cifra era infatti più alta di quanto il Marchesato rendeva al Marchese), dal gradimento per l'acquirente dei cittadini  e dagli stretti rapporti con lo stato di Milano, che allora apparteneva alla Spagna. La stessa Spagna non nascondeva le sue ambizioni sulla zona: nel 1571 il Re di Spagna, venuto a conoscenza di trattative segrete di Rodolfo II per la vendita del feudo alla Francia, aveva inviato un contingente di 6.000 uomini che avevano occupato il Finalese e vi si erano stabiliti per alcuni anni.
Già da tempo la Spagna aveva individuato Finale Ligure come base ideale per lo smistamento di merci, soldati e denaro che da Barcellona arrivavano in Liguria e di qui proseguivano verso lo Stato di Milano. Da Milano ripartivano per raggiungere i Paesi Bassi (ove i residenti si erano ribellati) attraverso i valichi alpini. Milano era priva di sbocchi sul mare: Finale rappresentava lo scalo ideale per raggiungerla attraversando territori amici, anche se sarebbe stato opportuno costruirvi un porto e migliorare la rete stradale verso la Val Bormida. Nonostante l'Imperatore non avesse ancora avallato l'acquisto, nel gennaio 1602 il Governatore di Milano inviò nel marchesato 600 uomini comandati da Don Pedro de Toledo y Anaya, seguiti dopo alcuni giorni da un nuovo contingente di fanteria appoggiato da quattro galee. Il presidio tedesco di stanza a Finale non oppose resistenza ed i Finalesi, che stavano per raggiungere quanto desideravano, aprirono subito le porte di Finalborgo. L'Imperatore prese atto del fatto compiuto ma espresse il suo vivo risentimento: solo nel 1618 il suo successore Mattia investì ufficialmente del Marchesato il Re di Spagna (a quanto risulterebbe previo riconoscimento di un consistente donativo....). Don Pedro di Toledo venne nominato "Governador Alcaide al uso de Espana", titolo che indicava l'intenzione della monarchia  di mantenere in vita il Marchesato, soggetto a Milano sotto il profilo militare e finanziario ma del tutto autonomo per quanto concerneva l'amministrazione e la giustizia: la tesi fu appoggiata dalla popolazione che per tutto il XVII secolo usufruì della separazione dalla Lombardia. In realtà questa "autonomia" venne gradualmente diminuita già dopo il primo decennio: gli interventi di Milano per sanare i vistosi disavanzi causati dalle spese militari dirottarono  al capoluogo la gestione delle entrate e poco dopo la stessa cosa si verificò per la  giustizia. L'autorità dei Governatori rimase pur sempre notevole in ambito locale: ad essi spettava la nomina dei Consoli e dei Sindaci delle diciannove "ville" del Marchesato. Il loro governo fu sempre autoritario in quanto nel ruolo venivano inseriti ufficiali di grado elevato dell'esercito spagnolo, avvezzi a dare ordini senza che questi potessero essere discussi dai sottoposti. La loro residenza fu inizialmente Castel Gavone, sostituito poi dal "Palazzo del Capitolo" a Finalborgo, ove si circondarono di una piccola "corte".
Da notare che nel frattempo prendeva slancio la Borgata della Marina che era quasi disabitata all'inizio del XV secolo. La distruzione di Finalborgo fu la molla che convinse molti finalesi a trasferirsi in prossimità del mare: il fatto è dimostrato dall'età dei fabbricati del centro, in buona parte risalenti ad epoche successive al 1450 (a parte la zona della Pieve paleocristiana non sono stati rintracciati edifici più antichi). Dopo un secolo la Marina contava 172 capifamiglia ed era in netta espansione: alla fine della dominazione spagnola gli abitanti erano saliti a 3.880 suddivisi in 841 "fuochi".   Finale divenne infatti operativa come scalo navale per la Lombardia sin dai primi anni del 1600, pur con costi elevatissimi date le rovine causate da mezzo secolo di disordini e guerra: le merci e le truppe venivano trasportate a riva da decine di barche che facevano la spola tra le navi ancorate al largo e la spiaggia. Costruire un vero e proprio porto si rivelò inattuabile. Nel 1619 l'ingegnere ticinese Giuseppe Piotti presentò un progetto per ripristinare l'antico scalo di Varigotti, interrato dai Genovesi nel 1341: il bacino avrebbe potuto accogliere almeno 150 galee ed avrebbe permesso un ulteriore sviluppo del centro urbano. Le necessità dello Stato di Milano dirottarono invece le scarse risorse finanziarie al sostegno delle spese militari. Nella seconda metà del secolo l'ingegnere Gaspare Beretta propose di allestire il porto ai piedi della Caprazoppa: anche questo secondo tentativo, nonostante fosse meno costoso del primo, restò sulla carta. 


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Il termine della dominazione spagnola
L'opera della Spagna fu invece molto più incisiva nel potenziamento delle fortificazioni esistenti: Finale era considerata  strategicamente molto importante come scalo marittimo per lo Stato di Milano. Nel periodo iniziale della presenza spagnola venne esperito un serio tentativo di rendere più sicura l'antiquata struttura di Castel Gavone. Tra il 1642 ed il 1645 Castelfranco (dopo i primi limitati interventi del 1604) diventò il perno centrale del sistema difensivo spagnolo: in tale periodo vennero aggiunti alla fortezza i due forti di S. Antonio e dell'Annunziata, nonchè i relativi bastioni di unione al corpo centrale. Nei successivi anni '70 vennero messe in opera alcune modifiche e venne costruita una nuova linea fortificata. Negli anni 1640-1642 fu costruito intorno ad una antica torre quattrocentesca Castel S. Giovanni: edificato a mezza costa tra l'altura del Becchignolo e Finalborgo, avrebbe dovuto difendere il centro abitato sottostante. Al rinnovato sistema di fortificazioni vennero destinati inizialmente 270 soldati spagnoli. Nel 1674 diventarono 2.000 e nel 1706, quando ormai era imminente l'occupazione austriaca, la piazza era tenuta da quasi 2.200 uomini (1.300 Grigioni, 320 Spagnoli, 250 Lombardi e 300 Francesi).
Verso la metà del secolo una fonte di grossi guadagni era rappresentata dalla gestione e dagli appalti per le forniture militari, sia di generi di prima necessità che di materiali per le strutture.  Durante il XVII secolo transitarono da Finale parecchie decine di migliaia di soldati: nonostante la loro presenza avesse incrementato le attività commerciali,  sorsero rilevanti problemi in relazione all'aumento delle risse, dei furti, dei maltrattamenti, delle malattie infettive e delle epidemie conseguenti (nel 1631 la peste, introdotta nel Marchesato da militari toscani, causò oltre 2.000 morti, pari al 20% della popolazione allora residente).
Le spese militari sostenute dalla Spagna portarono un forte inasprimento dei carichi fiscali: ciò era reso necessario dalla grave crisi finanziaria dello Stato di Milano che lo obbligava ad emettere "prestiti forzosi" difficilmente rimborsabili. Per fare cassa nel 1647 il Governatore di Milano pensò addirittura di vendere il Marchesato a Genova per 800.000: l'affare sfumò per l'opposizione del Re di Spagna Filippo IV che considerava Finale irrinunciabile.
Nella seconda metà del XVII secolo Finale visse un periodo di relativa tranquillità che le permise una certa crescita economica dopo le devastazioni e le pestilenze. Si verificò allora una ripresa edilizia che interessò edifici religiosi, civili e militari. Il monumento più significativo è l'Arco Commemorativo del passaggio da Finale dell'Infanta di Spagna Margherita Teresa, diretta a Vienna per unirsi in matrimonio all'Imperatore Leopoldo (1666). Nello stesso anno fu ultimata la "strada della Regina" (o "strada Beretta" dal nome dell'ingegnere milanese che la ideò), che univa Finalborgo alla Lombardia ed era transitabile in carrozza. Tuttavia la maggior fonte di reddito interno restava il terziario (libere professioni, affitti di immobili, etc.): le esportazioni erano modeste, l'olio e gli agrumi bastavano solo per il consumo locale, mentre l'industria manifatturiera si riduceva a produzioni artigianali smerciate localmente.
Il 1° novembre 1700 morì Carlo II, Re di Spagna.  Per la successione si misero in campo Filippo d'Angiò, nipote del Re Sole ed erede designato, e l'Imperatore Leopoldo I, che si affrettò a dichiarare il passaggio dello Stato di Milano (e quindi anche del Finalese) all'Impero, ricevendo un diniego dal Governatore di Milano fedele a Filippo d'Angiò. La guerra iniziò nel 1701: in pochi mesi sbarcarono a Finale 24.000 soldati francesi in transito per Milano. La vittoria del Principe Eugenio di Savoia a Torino sull'esercito franco-spagnolo fu determinante per l'esito del conflitto: Eugenio di Savona entrò poi in Milano e successivamente  in Alessandria, Tortona Valenza e Casale. Resistettero solo poche roccheforti, fra cui Finale, difesa da 9.000 uomini. Il 13 marzo 1707 il Principe di Vaudemont firmò la resa di tutte le sue truppe dislocate nell'Italia Settentrionale: dopo più di un secolo di presenza, il 2 aprile successivo le truppe franco-spagnole abbandonarono Finale per ritornare in patria. La Spagna lasciò nel Finalese un segno profondo; la sua permanenza è ancora attestata da cognomi di origine spagnola abbastanza comuni in città.

 

 


 
  Copyright by Alfredo45 Gennaio 2005