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La mappa della sezione Marchesato

Verso il II millennio

Cronologia

 Origini della dinastia
1162/12311231/1313
1313/13921392/1450
1450/15351535/1598

Genealogia

Appendice
Castel Gavone
Le originiPrima distruzione
La fineOggi (2005)Santa Caterina
La costruzioneEventi successivi
Conclusioni

Bibliografia

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Appendice

Il complesso religioso di Santa Caterina a Finalborgo

3) Conclusioni
Dopo la caduta di Napoleone, in Liguria venne restaurato il governo sabaudo: su espressa richiesta delle autorità locali Don Ludovico Folchi ottenne per l'Ordine Domenicano  il reinserimento  possesso dell'edificio: a partire da questo evento iniziò quindi una lenta ripresa del complesso conventuale. I fondi per il restauro (reso necessario dal'uso dei soldati francesi) furono reperiti con alienazioni di parte dei beni restituiti dal Regio Demanio (1825-1829): la popolazione contribuì con  donazioni (alle quali non si sottrasse il Folchi, la cui famiglia si segnalò per la destinazione di una quota dei proventi delle sue proprietà immobiliari di Rialto. Tuttavia i fabbricati mostravano sempre i segni del tempo e delle vicissitudini sopportate a partire dal XVI secolo:  sarebbe stato  addirittura meno costoso procedere alla costruzione di una nuova chiesa. Venne comunque scelto un progetto che prevedeva una radicale ristrutturazione degli spazi esistenti. Il 23 Aprile 1826 iniziò la demolizione dell'abside e nell'aprile 1829 ebbe luogo la ristrutturazione dell'intero complesso: la nuova chiesa, pur ricalcando sostanzialmente la precedente planimetria, venne ridotta ad un'unica sala (vennero infatti abbattute quattro colonne centrali), sopraelevata e con l'abside rivolta nella parte opposta rispetto alla configurazione del passato. ll giorno 25 aprile 1831 il Padre Provinciale Don Giacinto Cippolletti diede la sua approvazione alle spese sostenute (la Cappella del Rosario fu ultimata alcuni mesi dopo), ammontanti a 20.649,8 lire: nello stesso giorno la chiesa fu riaperta al culto. I lavori di abbellimento continuarono sino al 1844.
Il complesso domenicano, relegato ad un ruolo secondario per il suo ambito strettamente locale, non riuscì più a ritrovare gli antichi splendori, nè l'antica funzione pubblica: avvolto in una pesante crisi finanziaria, fu obbligato ad ulteriori cessioni dei propri beni, il cui provento venne destinato al pagamento delle opere di ristrutturazione ed al mantenimento dei pochi monaci rimasti. La politica sabauda nei confronti degli enti ecclesiastici fu fedelmente seguita dall'Amministrazione Civica locale: i rapporti con le autorità diventarono sempre più "complicati" e portarono al terminea della plurisecolare esistenza della struttura: infatti,  in ottemperanza alle nuove leggi emanate dai Savoia in materia religiosa, il 13 febbraio 1864 la forza pubblica entrò nel convento e costrinse i pochi residenti ad allontanarsi.
La diaspora del patrimonio artistico (quadri, sculture, arredi sacri), che fu parzialmente spostato in musei e pinacoteche liguri, privò il Finalese di opere d'arte di rara bellezza: per fortuna la maggior parte delle opere fu trasferita nella vicina chiesa di San Biagio. Nello stesso tempo gli edifici  vennero sconvolti da una nuova terribile ristrutturazione che li adattò alla nuova funzione penitenziaria: Santa Caterina diventò un carcere e tale rimase sino al 1965, quando la proprietà passò al Comune di Finale Ligure.
In San Biagio a Finalborgo è possibile ammirare il maestoso Mausoleo Funebre di Sforza Andrea del Carretto (in alto sopra l'entrata), alcuni altari seicenteschi, la splendida ancona di Oddone Pascale (1533) e numerosi dipinti, fra cui il polittico della Confraternita di Santa Caterina (Ambito Del Fasolo, 1513?).
Nel corso delle ristrutturazioni e ricognizioni operate negli ultimi decenni, nella Cappella di Santa Maria (rettangolare e molto alta), che nella chiesa trecentesca era posizionata nella navata destra, è venuto alla luce uno splendido ciclo di affreschi alto-medioevali di autore ignoto che riproducono episodi della vita di Maria e di Gesù e che una volta ricoprivano l'intero ambiente: nonostante manchino molte parti, l'insieme delle raffigurazioni è sicuramente il più importante fra quelli esistenti in Liguria.
Il complesso è stato quasi completamente ristrutturato anche in epoca recente. I due chiostri sono ora visibili in tutta la loro bellezza, anche se forse si è un pò ecceduto nell'inserimento di parti in stile moderno (quali ad esempio finestroni in struttura metallica e vetro) e sono accessibili al pubblico. L'interno della chiesa (da tempo sconsacrata) mostra ancora i segni dell'antico splendore (anche se completamente privo di arredi sacri) negli archi a sesto acuto che si intravedono inseriti nelle pareti: sotto la pavimentazione sono sempre presenti, invisibili alla vista, le tombe della famiglia Del Carretto, i cui componenti sono stati qui inumati a partire dal 1359).
Per quanto concerne l'attuale utilizzo, i locali conventuali ospitano il Museo Archeologico del Finale e la Biblioteca Civica, mentre l'interno della chiesa è attrezzato a sala conferenze. Periodicamente nel complesso si svolgono esposizioni di opere d'arte (pitture, sculture, oggettistica).


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IL MARCHESATO DEL CARRETTO - BIBLIOGRAFIA

- PERTI Un territorio rurale nel Finale tra la preistoria e l'età moderna - Istituto Internazionale di Studi Liguri
- STORIA DEL FINALE  Vol. I -
G.A. Silla
- STORIA DI FINALE -
Comune di Finale Ligure
TRE QUISTIONI DI STORIA FINALESE - D. Guglielmo Salvi
I CENTO DEL FINALE - BIOGRAFIE DI FINALESI - Finale Ligure 1996
- IL CASTELLO DI LANCILLOTTO - LA STORIA EUROPEA DI CASTEL GAVONE -
Alberto Peano Cavasola
LA CHIESA E IL CONVENTO DI SANTA CATERINA IN FINALBORGO - SAGEP Editrice


 

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  Copyright by Alfredo45 Gennaio 2005