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La mappa della sezione Marchesato

Verso il II millennio

Cronologia

 Origini della dinastia
1162/12311231/1313
1313/13921392/1450
1450/15351535/1598

Genealogia

Appendice
Castel Gavone
Le originiPrima distruzione
La fineOggi (2005)Santa Caterina
La costruzioneEventi successivi
Conclusioni

Bibliografia

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Appendice

Il complesso religioso di Santa Caterina a Finalborgo

1) La costruzione della chiesa e del convento
Già nell' XI-XII secolo erano presenti a Finale Ligure comunità monastiche benedettine di piccole dimensioni: si erano insediate intorno alla chiesa di San Lorenzo a Varigotti ed al primo nucleo della chiesa di Finalpia (a Varigotti esisteva probabilmente anche prima un cenobio di monaci basiliani.
Nel 1206 San Domenico Guzman fondò l'Ordine dei  dei Frati Predicatori, che ebbe un notevole sviluppo nei secoli successivi : da Tolosa i frati predicatori si diffusero rapidamente nell'intera Europa. Nel 1277 nell'Italia Settentrionale  esistevano già 46 conventi. I Domenicani arrivarono in Liguria sul finire del XIII secolo. Dopo Genova, Nizza ed Albenga, nel 1306  fu iniziata la costruzione della chiesa di San Domenico e dell'annesso convento con due chiostri.
Circa mezzo secolo dopo si insediarono a Finalborgo. Il 18 dicembre 1359 Innocenzo VI, durante il suo pontificato avignonese, concesse la fondazione in Finalborgo della chiesa e del convento di Santa Caterina d'Alessandria:la richiesta era pervenuta al Pontefice dai Frati Predicatori di Genova, da Emanuele ed Aleramo Del Carretto, Marchesi di Savona e Clavesana, da Enrichetto Del Carretto, Marchese di Savona, e da Venezia, da alcuni mesi vedova di Giorgio Del Carretto, Marchese di Savona e Finale. Entro le mura di Finalborgo dovevano esistere spazi edificabili liberi o quasi da costruzioni: la famiglia marchionale destinò al complesso religioso un appezzamento di terreno ai bordi del Borgo, addossato alle mura e svincolato dalle vie principali: la penetrazione dei Domenicani nel Finalese, quasi sicuramente presenti nel territorio almeno da alcuni decenni, aveva avuto un favorevole esito.
I motivi che avevano indotto i Marchesi a permettere l'insediamento erano molteplici:

  • la necessità, comune a tutte le famiglie patrizie dell'epoca, di poter disporre di un proprio edificio di culto da destinare anche alle proprie sepolture (non per nulla Santa Caterina verrà chiamata "Superga Del Carretto);

  • il desiderio di dare al Marchesato  un'impronta artistica e culturale in linea con i tempi:

  • la presenza di un centro tramite il quale esercitare il potere sulla popolazione tramite i Frati Predicatori Domenicani, le cui parole andavano spesso oltre gli argomenti prettamente religiosi;

  • disporre di un luogo destinato al culto ma anche, nello stesso tempo, ad accogliere eventi di carattere sociale (ricordiamo due giuramenti di fedeltà a Genova).

La perdita della documentazione conventuale, distrutto durante  la guerra con Genova del 1447/1448 apre un vuoto corrispondente al primo secolo di vita del complesso.


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2) Gli eventi successivi
Sicuramente la chiesa di Santa Caterina fu il primo tempio religioso edificato all'interno della cinta muraria: è infatti successivo lo spostamento di San Biagio - ridotto ad oratorio - "intra moenia", e per alcuni secoli l'importanza dell'insediamento dei Domenicani fu di gran lunga più importante.
Nel convento si formarono religiosi di grande spicco, che diedero il roro contributo alle spinte riformiste del Generale dell'Ordine Domenicano Raimondo da Capua (+1399): fra i più attivi ricordiamo il Beato Damiano Folcheri (nato a Perti nel 1410), Vincenzo Maglio (+1463), Battista dè Giudici (+1484), Ilario da Mantova (+1498).
Quando scoppiò la durissima guerra con Genova del 1447/1449 i Domenicani abbandonarono il convento portando nelle Langhe (nel terziere carrettesco di Novello) le reliquie e gli arredi sacri. Dopo la resa di Finalborgo (8 maggio 1449) Genova ordinò la distruzione del Borgo e di Castel Gavone: le cronache riferiscono che la chiesa venne risparmiata mentre il convento fu danneggiato, anche se non sappiamo in quale misura. Il 20 dicembre 1450 Giovanni I Del Carretto riuscì a riconquistare il Marchesato: quasi subito ordinò la ricostruzione dei monumenti danneggiati. Il convento venne ristrutturati e sul finire del secolo vennero aggiunti i due chiostri colonnati, fra i più belli del Ponente ligure, che vennero probabilmente costruiti ex novo. L'inizio del XVI secolo fu il momento migliore per il complesso religioso, in sintonia con il periodo di floridità del Marchesato.
Per quanto concerne il numero di frati "ordinati" presenti nel convento il massimo venne raggiunto nel 1524, con diciotto sacerdoti. Seguì un netto calo: nel 1588 erano ridotti alla metà. Iniziò una nuova espansione numerica con la dominazione spagnola (1598): confrontato gli altri conventi del Ponente ligure, quello di Santa Caterina è sempre il terzo (dopo i due di Genova) nel 1650.
Fra le incombenze religiose conventuali ebbe un ruolo primario l'attività di inquisizione, che nel Finalese faceva capo al Vicario del Santo Uffizio per la Repubblica di Genova. A Finale non avvennero tuttavia casi eclatanti di deviazioni religiose, ad eccezione del Circolo Luterano promosso da Antonio Plagia, Parroco di San Biagio, che, condannato il 23 agosto 1562, abiurò lo stesso giorno e ne ricavò una modesta pena.
Il convento fu molto potente in campo economico, dove venne in possesso di un notevole patrimonio immobiliare riveniente da donazioni, legati e similari, che assicuravano rendite di tutto rispetto: una discreta parte di queste era assicurata dalla produzione di olio d'oliva nei frantoi interni del convento. Per quanto ovvio, assunsero un forte reilievo i lasciti della famiglia Del Carretto, che già aveva provveduto alla dotazione iniziale trecentesca.
La generale decadenza dei centri monastici, che nella seconda metà del XVI causò una forte perdita di prestigio, non risparmiò Santa Caterina: nel Finalese fu ancor più accentuato dall'instabilitè del Marchesato. Durante la rivolta popolare del 1558 contro Alfonso II il convento venne saccheggiato e dato alle fiamme per i forti legami dei  domenicani con il Marchese: in realtà l'anticlericalismo  era motivato dall'avidità dei conventi che esigevano denaro per funerali, matrimoni ed altre manifestazioni cultuali e dall'invidia per il patrimonio accumulato.
La dominazione spagnola portò la ripresa economica e la stabilità sociale ed una ristrutturazione del convento e della chiesa ma anche profondi dissidi con le altre comunità ecclesiastiche, particolarmente con il clero di San Biagio, con il quale iniziò una disputa che si protrasse per un secolo.
Il XVIII secolo vide la decadenza del complesso religioso, rinchiuso nel Borgo relegato in posizione secondaria, mentre cresce l'importanza di Finalmarina che diventa il polo principale del commercio, dell'industria e dell'artigianato del Finalese, centro abitativo delle famiglie più importanti.
Il 28 maggio 1798, con l'avvento dell'era napoleonica, il convento venne fatto decadere da ogni diritto sulle proprietà, volturate al Governo Provvisorio della Repubblica Ligure. Nel 1805 venne destinato ad alloggio per le truppe francesi e tedesche di passaggio, cui venne assegnata la chiesa insieme alla sacrestia ed ai chiostri. Nel 1810 vennero soppressi gli ordini religiosi: ritiratisi i frati, il convento diventò caserma, ospedale militare e carcere

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  Copyright by Alfredo45 Gennaio 2005