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La mappa della sezione Marchesato

Verso il II millennio

Cronologia

 Origini della dinastia
1162/12311231/1313
1313/13921392/1450
1450/15351535/1598

Genealogia

Appendice
Castel Gavone
Le originiPrima distruzione
La fineOggi (2005)Santa Caterina
La costruzioneEventi successivi
Conclusioni

Bibliografia

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Appendice

Castel Gavone

3) La fine di Castel Gavone
Nel 1678 il Beretta (che qualche anno prima aveva realizzato "la Via della Regina") giudicò il castello privo di interesse militare: la costruzione delle mura esterne lo rendeva idoneo solo alla difesa da insurrezioni popolari. Dopo varie vicende a livello europeo, il 20 agosto 1713 Genova coronò il sogno di impossessarsi del Finalese: la Repubblica acquistò il Marchesato al prezzo (spropositato) di 2.400.000 fiorini (equivalenti a circa 46 tonnellate d'argento).
In tal modo Genova riuscì finalmente ad assicurarsi il controllo di tutta la costa ligure e del commercio verso l'entroterra e la pianura Padana. Mancava tuttavia la legittimità del possesso, che non era stato riconosciuto dalle altre nazioni europee. Esistevano infatti altri pericolosi pretendenti:
- Vittorio Amedeo di Savoia, per assicurarsi uno sbocco sul Mediterraneo;
- Luigi XIV Re di Francia, che seguiva l'atteggiamento dei suoi predecessori.
Entrambi erano intervenuti sui Doria, cittadini "scomodi" e troppo facoltosi del genovese: costoro erano i depositari dei diritti feudali sul Marchesato, rivenienti dal lascito ereditario di Sforza Andrea Del Carretto a Giò Andrea Doria (1602) in virtù del quale la famiglia vantava indiscutibili diritti di prelazione sul feudo. Se avesse fatto valere i propri diritti avrebbe potuto rimborsare a Genova il prezzo di acquisto (e a quanto risulta ne avrebbe avuto i mezzi finanziari), acquisendo il Finalese che sarebbe probabilmente diventato merce di scambio con i Savoia e la Francia. Per evitare questo rischio Genova seguì due strade: tenere elevato il prezzo di acquisto (e quindi di eventuale rimborso in caso di revoca dell'acquisto) e diminuire il valore del Marchesato distruggendo le sue fortificazioni. Il 14 ottobre 1713, un mese dopo l'insediamento del nuovo Governatore genovese, venne stilata una relazione sulle fortificazioni da demolire: nonostante il Col. Zignago avesse escluso la necessità di procedere su Castel Gavone per l'insignificante pericolo che presentavano le sue strutture, inadeguate ai tempi in caso di guerra, nel maggio 1715 le operazioni di distruzione vennero accelerate e il 18 luglio 1715 una grande mina eliminò il palazzo interno. Resistette la Torre dei Diamanti: dati i costi dell'abbattimento, si procedette alla sola eliminazione delle sue solette interne.  Gli edifici a nord e sud del cortile erano ancora intatti: vennero distrutti insieme alla Cappella di San Giorgio più di un decennio dopo. Già prima di questi eventi era iniziata una sistematica asportazione dei pezzi più pregiati: capitelli, portoni, inferriate, bassorilievi andarono ad ornare le case e le chiese di Perti e Finalborgo (un camino del castello venne utilizzato come portale dell'ingresso del palazzo del Governatore: è ancora visibile nella piazza del Tribunale). Il saccheggio continuò per oltre due secoli (intorno alla metà del XIX secolo il portale della citata cappella di San Giorgio venne utilizzato come ingresso di una villa patrizia dei dintorni). La demolizione genovese e la spoliazione successiva operata dai finalesi avevano ridotto Castel Gavone ad un cumulo di macerie: restavano intatte le sole grandi cisterne per la raccolta dell'acqua, che venivano ancora utilizzate alcuni decenni fa per l'irrigazione dei vigneti e degli uliveti presenti nei terrazzamenti sottostanti. Genova aveva raggiunto il suo scopo segreto distruggendo il simbolo dei suoi più acerrimi nemici, i Del Carretto: gli avvenimenti successivi dimostrarono che si trattava di una "vittoria di Pirro". Anche Castel San Giovanni venne parzialmente abbattuto: della fortezza spagnola sulle pendici del Becchignolo rimase la parte anteriore, che fu sede di una piccola guarnigione genovese (una decina di soldati). Infine nel 1805 il Castello venne messo all'asta per la restituzione di un prestito forzoso imposto da Napoleone Bonaparte: la proprietà di quanto restava dell'edificio passò a Gian Battista Cavasola e sarebbe rimasto alla sua famiglia sino agli ultimi anni '80.

 


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4) I progetti di recupero e la situazione attuale
Negli anni successivi alla II Guerra Mondiale le risorse pubbliche che si fossero rese disponibili vennero dirottate alla sistemazione di beni monumentali di Finalmarina e Finalborgo. La famiglia Cavasola, proprietaria di Castel Gavone,  si rivolse all'Istituto Italiano dei Castelli per la ristrutturazione del maniero, da destinare in parte al pubblico ed al turismo, previa la messa in sicurezza dell'edificio, previa concessione alla proprietà di utilizzare in proprio limitate parti del complesso. Nel 1970 vide la luce un primo progetto, che prevedeva il recupero della Torre dei Diamanti e del vicino torrione per ricavare quattro porzioni unifamiliari per i membri della famiglia Cavasola, oltre ad un alloggio per il custode. Nonostante l'approvazione della Sovrintendenza il Comune di Finale Ligure (che sperava in contributi statali) insabbiò il progetto.
A testimonianza della pericolosità dell'edificio, nel marzo 1983 crollarono circa sei metri di cinta muraria, alterando fra l'altro il paesaggio.
Nel 1984 la famiglia Cavasola presentò un secondo progetto per togliere il castello dal suo stato di totale abbandono; eccone i punti principali:

  • criteri di restauro ineccepibili per preservare l'integrità del monumento;

  • fruizione pubblica con la destinazione delle parti all'aperto davanti e dentro il castello, nonchè delle cisterne sud, a museo archeologico;

  • costruzione di un alloggio per il custode permanente;

  • messa in sicurezza delle murature a rischio.

Il tutto senza dover attendere contributi pubblici (presupposto già evidenziato nel primo progetto del 1970) ma con la necessità di destinare ad uso residenziale una maggior volumetria per far fronte alle più elevate spese per la messa in opera della parte destinata al pubblico. Le perplessità del Comune e del Ministero dei Beni Culturali sulla destinazione ad uso privato di una parte dell'edificio, definito "invasivo", determinarono un parere negativo. La rovina della prestigiosa Torre dei Diamanti, scelta come simbolo della Liguria nella serie postale "Castelli d'Italia" (settembre 1980), e del poco che era rimasto proseguì inesorabilmente negli anni a venire.
Negli anni '80 l'azione di alcuni soci del Centro Storico del Finale rese possibile il passaggio del Castello al Comune di Finale Ligure. Il 29 dicembre 1989 i fratelli Rosa, Gian Battista e Giuseppina Cavasola sottoscrissero un atto di donazione unilaterale al Comune. L'atto prevedeva che l'Ente donatario doveva provvedesse alla manutenzione e conservazione del monumento pena la risoluzione. Successivi crolli testimoniano l'inattività del Comune, che, nonostante sia stato avviato un nuovo progetto di ristrutturazione dell'opera (2002) solo negli ultimi anni è intervenuto......per chiudere il castello a visite esterne in quanto pericolante. Io posso solo dire: che tristezza!

 

    


 
  Copyright by Alfredo45 Gennaio 2005