La mappa
della sezione Marchesato
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1450/1535 - La rinascita Il successore di Galeotto
I fu Giovanni I Del Carretto, che - insieme al fratello - aveva
segretamente appoggiato il Capitano visconteo Nicolò Piccinino.
Deceduto Galeotto, tornò in Italia ove, con l'aiuto militare del
Marchese del Monferrato e del Re di Francia Carlo VII, il 20
dicembre 1450 riconquistò il marchesato in un solo giorno.
Giovanni fu ottimo condottiero, eccellente diplomatico e abile e
freddo calcolatore. Iniziò immediatamente a riparare i danni
arrecat dalla guerra: fece riedificare le mura di Finalborgo, che
munì di nuovi palazzi, e Castel Gavone, che riportò all'antico
prestigio. Già dopo soli due anni il feudo era caratterizzato da
una notevole rinascita commerciale ed urbana. Politicamente
riallacciò stretti rapporti con Milano. Nel 1458 scoppiarono
insurrezioni interne a Genova, allora in mano alla Francia:
Giovanni ne approfittò subito per impadronirsi dell'interno di
tutta la Riviera di Ponente. Tornata la pace nel 1459 gli furono
riconosciuti quasi tutti i territori conquistati, compresa la
fortezza di Castelfranco: dovette tuttavia restituire a Genova le
fortificazioni di Pieve di Teco.Il Banco San Giorgio di Genova gli
condonò le tasse sul sale che non pagava da tre anni. Giovanni
rinunciò al titolo ormai anacronistico di "Marchese di Savona e
Signore di Finale" per assumere quello più realistico di "Marchese
del Finale". Deve essere sottolineato che in quegli anni il
Marchesato era l'unico stato indipendente della Liguria Marittima:
per 22 anni aveva combattuto contro Genova per rimanere autonomo
ed era riuscito a conservare la libertà, mentre la Superba era
caduta in mano agli stranieri e nel 1463 Luigi XI Re di Francia la
cedeva a Milano! Per Finale iniziava un lungo periodo pacifico.
Giovanni morì nel 1468 lasciando undici figli. Il suo successore
fu il figlio primogenito
Biagio (detto Galeotto II) Del
Carretto, di cui
ben poco si conosce in quanto morì in giovane età, lasciando la
moglie ed una figlia. Di lui si ricorda che fu promotore della
fondazione del Monastero Olivetano di Finalpia (1476) presso
l'antico santuario omonimo. Al governo del Marchesato salì
Alfonso I
Del Carretto,
fratello di Biagio Galeotto. I rapporti con Milano non furono
buoni come in passato dopo la riconquista di Genova da parte di
Prospero Adorno 1478), in occasione della quale sostenne Roberto
Sanseverino nella nomina a Capitano Generale della Repubblica.
Preferì rimanere neutrale anche nel successivo assedio di Savona.
Quando Gian Galeazzo Sforza riprese Genova (1488) Alfonso
riallacciò le relazioni con Milano. Nel 1496 l'Imperatore lo
nominò Vicario di tutti i fondi carretteschi, concedendogli la
possibilità di battere moneta. Nominato Capitano dell'esercito
genovese (1501) alla testa del quale combattè in Corsica. Durante
la sua lontananza da Finale il Fratello Carlo Domenico tentò un
colpo di stato: ottenuti 400 uomini da Genova, tornò a Finale e
ristabilì il suo predominio, durante il quale il Marchesato
conobbe lo splendore dell'arte rinascimentale ancora visibile
nelle chiese e nei monasteri del periodo. Morì nel 1523 Il figlio
Giovanni II Del Carretto governò per pochissimi anni, che furono comunque
contraddistinti dalla massima espansione del Marchesato. Ben
considerato dall'Imperatore Carlo V, con cui fu legato da rapporti
di amicizia, nel 1529 ricevette un diploma di investitura molto
ampio: i confini del feudo arrivavano sino ad Andora e
comprendevano i Marchesati di Ceva ed Asti, nonchè i Contadi di
Casteggio e Pavia. Fu presente all'incoronazione di Carlo V a
Bologna (24 febbraio 1530) da parte di Clemente VII: l'Imperatore
passo da Finale nel dicembre 1529. Nel 1535 seguì Carlo V a
Tunisi, ove, combattendo contro i turchi, fu gravemente ferito e,
trasportato in Sicilia, morì dopo sei giorni di agonia.
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1535/1598 - L'epilogo A Giovanni
II seguì il figlio Alfonso II Del Carretto. Morto il
padre quando aveva solo dieci anni, la reggenza venne
assunta dallo zio Marco Antonio Del Carretto. Nel 1546 raggiunse
la maggiore età ed assunse i pieni poteri. Con lui iniziò la
decadenza del Marchesato. Le sue decisioni arbitrarie tiranniche
provocarono violente sommosse: la scintilla iniziale partì da
Calice Ligure ove un popolano, Antonio Capellino, guidò il
popolo contro il Marchese, che, temendo il peggio, si richiuse
in Castel Gavone. Gli insorti portarono davanti al Senato di
Genova ben 66 capi d'accusa, fra cui rapine, stupri, stragi
oltre ad altri altrettanto gravi. Alfonso non accettò
l'arbitrato di Genova, che, temendo un intervento francese,
occupò militarmente il Finalese. Anche la Spagna venne chiamata
per tentare una mediazione: rifiutando tutti i tentativi di
componimento, il Marchese si rifugiò a Vienna, ove
richiese l'intervento dell'Imperatore Ferdinando. Il caso venne
affidato per l'esame ai consiglieri di quest'ultimo, orientati a
favore di Alfonso e nel marzo del 1569 Alfonso venne
reintegrato. Nel frattempo il Finalese era tranquillo: il
governo del territorio era stato assunto dalla Municipalità, che
aveva abolito i balzelli e le leggi emanate dal Marchese.
Alfonso il cugino Alberto Del Carretto di Gorzegno alla
riconquista del feudo: a capo di 2.000 soldati Alberto occupò
Finale: pretese dai Finalesi il giuramento di fedeltà che
ottenne promettendo giustizia ed immunità ai fuorusciti.
Tuttavia Alberto non mantenne le promesse: pose a carico della
popolazione le spese militari, fece imprigionare i ribelli,
esiliò la Municipalità, impose nuove tasse e confiscò beni
appartenenti a privati. Scoppiò una nuova ribellione e Alberto
fu costretto a chiudersi in Castel Gavone, assediato dalla
popolazione. Spinto dai fatti, Alfonso iniziò trattative segrete
con la Francia. Il fatto trapelò e il Governatore spagnolo di
Milano inviò a Finale 6.000 uomini che presero Castel Gavone
(1571). Solo nel 1582 Alfonso II viene reintegrato nel feudo da
una Dieta di principi tedeschi: non riuscì a tornare a Finale
perchè morì a Vienna nel 1583. Per l'assenza di figli la successione
nel titolo toccò al fratello Alessandro
Del Carretto, in precedenza
Abate di Conchas e di Bounecombe in Francia. Nel 1584 abbandonò
la carriera ecclesiastica e chiese all'Imperatore l'investitura
del Marchesato. Il riconoscimento non arrivò, nonostante la
promessa di lasciare il Marchesato in eredità all'Imperatore.
Non venne mai a Finale: morì a Carcare, ove risiedeva, nel1596. Gli succedette il fratello
Sforza Andrea Del Carretto,
che viveva a Vienna alla corte dell'Imperatore Rodolfo II. Anche
lui richiese l'investitura, mai concessa con un pretesto (alla
sua morte il Marchesato sarebbe comunque toccato all'Impero per
mancanza di discendenza maschile). In segreto Andrea Sforza
trattò la vendita del Marchesato alla Spagna (i cui soldati
erano ancora a Finale) che da anni cercava uno sbocco sul
Mediterraneo per i suoi territori del Milanese e della pianura
lombarda. Stanco e malato, il 16 maggio 1598 Sforza
Andrea, alla presenza del Governatore di Milano, perfezionò la
vendita del Marchesato al Re di Spagna Filippo II per una
rendita perpetua di 24.000 ducati l'anno e nominò suo erede
universale Giò Andrea Doria, che alla sua morte (1602), gli fece
erigere nella Chiesa di Santa Caterina di Finalborgo uno
splendido monumento funebre: il mausoleo si può ora ammirare
nella chiesa di San Biagio, ove venne trasferito
successivamente. Dopo quasi mezzo millennio, cessava il dominio
dei Del Carretto sul Finalese: sul piano pratico, già da alcuni
anni era iniziata la dominazione spagnola.
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