La mappa
della sezione Marchesato
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1313/1392 - Aumentano le tensioni con Genova
Giacomo Del Carretto ebbe tre figli: uno di loro, Antonio, sposò
Costanza di Chiaromonte, che raggiunse in Sicilia ove diede vita
ad un locale ramo carrettesco che perdurò sino al '700.
Giorgio del Carretto governò
il feudo con il fratello Enrico in modo indiviso. Come era già
avvenuto al padre, i due fratelli dovettero subito affrontare
Genova. Si schierarono con i Ghibellini e nel 1321, uniti ad altri
potentati, occuparono Noli, l'Isola di Bergeggi ed Albenga, ove
sbarcarono alla testa di venti galee finalesi. Il 13 febbraio 1324
stipularono con Savona un accordo che riconosceva ai finalesi la
completa esenzione fiscale per quasi tutte le merci importate a
Savona; l'importanza del patto consisteva nel fatto che Finale si
apriva un mercato non secondario proprio quando i traffici con le
altre località rivierasche incontravano notevoli difficoltà per i
conflitti in corso. Poco prima del 1340 morì Enrico: il finalese
venne retto da un triumvirato che comprendeva Giorgio ed i nipoti
Aleramo ed Emanuele. Fortemente avversati da Genova, ove era Doge
Simone Boccanegra, avversario giurato dei Del Carretto, i tre
marchesi dovettero impegnarsi a non vendere imbarcazioni a nemici
della Repubblica: in cambio ottennero comunque una migliore
libertà di navigazione e furono esentati dallo scalo obbligato nel
porto della Repubblica. La tregua cessò quando il Marchesato
attaccò Albenga: nel 1341 la repressione del Boccanegra fu durissima e
colpì Giorgio, che venne imprigionato, insieme al porto di Finale
(interrato: era la realizzazione di quanto Genova cercava di fare
da due secoli) ed al castello di Capo Crena (abbattuto). Il 18 maggio
1345 cadde il Boccanegra ed il nuovo Doge accetto di firmare la
pace. Subito dopo i tre marchesi divisero il feudo, mantenendo
però in comune la sovranità sulle zone litoranee. Dopo il 1359 nin
si hanno più notizie di Giorgio del Carretto: in tale anno la sua
vedova, Venezia, fece erigere a Finalborgo la chiesa di Santa
Caterina, ove verranno sepolti i membri della famiglia
marchionale (la chiesa venne per questo chiamata "la Superga Del
Caretto). Il successore di Giorgio,
Lazzarino I Del
Carretto, entrò in conflitto con Genova sin dall'inizio del
suo governo. Nel 1365 il Doge fece occupare la zona a mare del
Finale e costruire la fortezza genovese di Castelfranco. Seguì un
periodo di relativa calma, che si interruppe nel 1378 quando Bernabò Visconti convinse Lazzarino I a dichiarare guerra a
Genova, assicurando un contestuale attacco da parte delle sue
milizie. Le armate finalesi occuparono Noli, Albenga e
Castelfranco, ma i Visconti non mantennero la promessa di aprire
un fronte lombardo: il contrattacco in forze di Genova il marchese
obbligarono a ritirarsi dalle posizioni conquistate. Nel 1385
Antoniotto Adorno, Doge di Genova, venne chiamato quale arbitro
per dirimere una controversia sorta tra numerosi componenti della
famiglia marchionale per il possesso del Marchesato: il Doge
infeuda i fratelli Lazzarino e Carlo, particolare molto importante
per le sorti della Signoria in quanto il Finalese rimase in testa
ad un solo ramo della famiglia. Va tuttavia osservato che
l'intervento dogale è un'arma a doppio taglio: Genova è portata
sempre più a ridurre alla stato di suoi vassalli i Del Carretto.
Con un atto del 18 aprile 1390 Lazzarino cercò di attirare a
finale nuovi residenti: per costoro venne sancita un'esenzione
fiscale decennale e vennero abolite le vecchie restrizioni che
limitavano la dimora "in ripa maris". Sempre nel 1390 Carlo
rinunciò definitivamente a favore del fratello a quelle parti del
Finalese che vennero a lui conferite dall'arbitrato dell'Adorno.
Lazzarino morì nel 1392. |
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1392/1450 - I rapporti con Milano Il successivo Marchese fu
Lazzarino II Del
Carretto, che governò insieme al cugino Giorgino (quest'ultimo
in posizione subordinata. Nel 1392 Lazzarino riconquistò
Castelfranco: la presa della fortezza fu ufficializzata da
Genova con l'investitura dei due cugini. I loro disaccordi li
spinsero a separare le loro residenze: Lazzarino rimase a Castel
Gavone. Nella campagna militare genovese contro l'Isola d'Elba
del 1401 ed in quelle successive Lazzarino andò a combattere per
la Superba: nell'agosto 1412 fu gravemente ferito e per
prestargli cure più appropriate fu portato a Pietrasanta ove
morì. Gli successe il figlio
Galeotto I Del Carretto,
ancora minorenne. Per questo motivo la reggenza fu affidata allo
zio Nicolò. l'imposizione da parte del reggente di nuove tasse
(in particolare quelle da versare in occasione di matrimoni di
donne della famiglia Del Carretto o di campagne militari)
indusse i Finalesi a ribellarsi: ciò accadeva per la prima volta
nella storia del Marchesato e Nicolò fu costretto a fare marcia
indietro per evitare un colpo di stato. Divenuto
maggiorenne, Galeotto si impegnò per rafforzare i legami con i
Visconti di Milano. Diede il suo appoggio alla politica
espansionistica di Filippo Maria Visconti armando due galee
contro Tommaso Fregoso di Genova (1421). Nel dicembre 1421
Filippo Maria diventò Signore di Genova e affidò per cinque anni
a Galeotto l'amministrazione di Pietra Ligure, Giustenice e
Toirano. Subito dopo tolse a Giorgino del Carretto la sua terza
parte del Marchesato, consolidandolo su Galeotto. Seguì un
periodo di tranquillità: durante il conflitto fra Milano e
Firenze al marchese fu affidato il compito di "proteggere"
Genova. Nel dicembre 1435 terminò la signoria dei Visconti su
Genova: tuttavia il Capitano visconteo Nicolò Piccinino
(appoggiato in segreto da Milano e da Finale) iniziò a devastare
la Riviera Ligure. Nonostante le richieste genovesi, Galeotto
restò "neutrale". Nel 1437 il Doge Fregoso attaccò il Marchesato
senza evidenti esiti: gli attacchi genovesi cessarono a fine
anno. Alla morte di Filippo Maria Visconti (1447) la Superba
riprese le ostilità: armato un forte esercito assediò prima
Castelfranco, la cui guarnigione che cedette dopo una strenua
resistenza ritirandosi in Finalborgo. Galeotto richiese aiuto a
Carlo VII Re di Francia, che inviò un numero esiguo di soldati,
insufficiente ad impostare una reazione valida. I genovesi
presero il castello di Giustenice, ove nell'aprile 1448 venne
fatto prigioniero Giovanni del Carretto, imprigionato poi a
Lerici per diciotto mesi; nel contempo sottoposero Finalborgo ad
un feroce bombardamento dal promontorio Caprazoppa. La
situazione continuò a peggiorare nonostante l'aiuto del Conte di
Ventimiglia, genero di Galeotto. L'8 maggio 1449 Genova entrò a
Castel Gavone corrompendo alcuni seguaci del Marchese: Galeotto
riuscì a fuggire e riparò presso i Savoia poi in Francia (ove
riabbracciò il fratello Giovanni) , senza tuttavia avere
risposta alle sue richieste di aiuto militare. Solo Francesco I
Duca di Bretagna gli affidò quattordici navi per assalire le
imbarcazioni genovesi e francesi dirette in Inghilterra. Nel
1450 un attacco per errore a navi tedesche gli fu fatale e morì. |
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