L'origine della dinastia Del
Carretto Verso la metà del X secolo Berengario II, Re
d'Italia, articolò in Marche il suo territorio: riunendo più
Comitati in una circoscrizione le scorrerie e le devastazioni dei
pirati saraceni trovavano un ostacolo di entità territoriali e
politiche più forti e determinate, tali quantomeno da renderle
meno frequenti e massicce pur senza determinarne la cessazione.
Vennero così costituite tre marche:
-
la Marca Arduinica, che
comprendeva i territori da Torino a Ventimiglia ed Albenga;
-
la Marca Obertenga, che
univa Tortona a Genova;
-
la Marca Aleramica, che
collegava il Moneferrato a Savona, Vado e Finale.
Come abbiamo riferito la nuova
struttura territoriale si dimostrò efficace nell'opporsi alle
incursioni arabe e fu quindi confermata dall'Imperatore
Ottone I. Il capostipite della Marca Aleramica, che interesserà
particolarmente il Finalese, fu Aleramo I, Marchese
di Liguria e Piemonte (954/991). L'origine del Marchesato deriva
dalle modalità con cui gli Aleramici erano soliti trasmettere titolo e
possedimenti ai propri successori: anzichè riservare la totalità
dei propri beni al solo primogenito (come avveniva normalmente
nelle altre circoscrizioni feudali europee) gli Aleramici governavano in
comune o dividevano il tutto tra i figli. Questo sistema è stato
indicato come motivo di debolezza in quanto la frammentazione in
diversi Marchesati contraddiceva le motivazioni che avevano
portato Berengario II a creare Marche ben dimensionate e dotate di
potenza politica e territoriale. Va tuttavia osservato che le
spartizioni aleramiche tendevano a suddividere il territorio in
zone omogenee e difendibili, nelle quali il potere marchionale
veniva esercitato con forte incisività in quanto la maggior
conoscenza delle proprie zone e delle popolazioni in esse
stanziate permetteva interventi diretti più immediati e mirati,
per questo caratterizzati da maggiori probabilità di successo, da
parte dei titolari se costoro erano abbastanza coesi da trovare un
tempestivo accordo sulle iniziative da intraprendere (va riferito
che questo non sempre avvenne: la storia narra frequenti casi di
dissapori all'interno dei reggenti). Bonifacio Del Vasto, Marchese della
Liguria Occidentale (1060/1135 ca.), può essere quasi considerato
il
capostipite della famiglia del Carretto. Il 5 ottobre 1125 lasciò
a sette dei suoi figli maschi (l'ottavo, Bonifacio, venne
diseredato per un'alleanza contraria agli interessi della
famiglia) tutto il suo patrimonio, proibendone nel contempo la
frammentazione.I figli rimasero fedeli alla volontà paterna per
una dozzina d'anni: tuttavia nel 1145 divisero la Marca di Savona
in sette Marchesati. Ad Enrico I detto il "Wert" (il "Valoroso) o il
"Guercio" (1115/1184), il vero capostipite della dinastia Del
Carretto toccarono, i beni ed i diritti del Comitato di
Savona (oltre al capoluogo citiamo Noli, Roccaverano, Quiliano,
Finale Albenga, oltre a castelli e ville della Valbormida e
territori a ridosso delle Langhe): nel 1162 Federico I Barbarossa - alla cui corte era stato
presente e si era distinto - lo investì ufficialmente della Marca di Savona.
Nonostante l'investitura imperiale, incontrò serie difficoltà ad
imporsi su Savona (che già nel secolo precedente aveva ottenuto
una certa autonomia, culminata nel XII secolo in un completo
svincolo dai poteri feudali) e Noli (per la quale valgono le
stesse considerazioni). Il figlio Enrico II - il primo a
fregiarsi del titolo di Marchese Del Carretto preferì quindi consolidare la
sua sfera di influenza in un'area strategica che poteva
controllare agevolmente, dove era proprietario di un
notevole patrimonio e non esisteva una forza locale tale da
potersi opporre alla sua egemonia. La zona che meglio
rispondeva a queste esigenze era quella del Finalese, in quanto:
-
era caratterizzato da una pluralità di insediamenti, quasi tutti
rurali;
-
il suo assetto si basava sulle difese assicurate dai
tre castelli esistenti (Perti, Orco, Pia); -
controllava le strade ed i traffici
commerciali delle merci che dal mare arrivavano in Piemonte
attraverso la Val Bormida;
-
non esisteva un
centro urbano forte e capace di catalizzare la popolazione e di affrancarsi dai vincoli feudali
in quanto il territorio era suddiviso in frazioni rurali;
-
nonostante l'organizzazione del territorio in in "compagne"
o "compagnie", queste non erano coordinate in un
organismo comune e non si opposero, anzi vennero inserite nella struttura amministrativa centrale;
-
l'economia locale era comunque fiorente per i commerci
marittimi che la caratterizzavano: sembra che nel XII
secolo esistesse alla foce del Pora un attrezzato cantiere
navale mentre era di buona importanza per i traffici marittimi
il porto di Varigotti, oggetto delle gelosie di Genova.
Nel XII secolo nasceva a Finale il
Marchesato del Carretto, che - ghibellino per origine - nei secoli
successivi costituirà una vera e propria spina nel fianco per la
guelfa Genova, desiderosa di instaurare la propria egemonia su
tutto il litorale della Riviera di Ponente: il Marchesato sarà
sostanzialmente una delle poche entità territoriali liguri capaci di tenerle
testa grazie alle abilità militari (nonostante disponesse di una
forza di terra e di mare ben inferiore per numero e mezzi a quella genovese) commerciali
e diplomatiche (è nota l'abilità di Enrico I e dei suoi
successori, legatissimi all'Impero, nell'intessere alleanze e
dirimere controversie con le
potenze europee) dei Marchesi Del Carretto. Dopo pochi anni (1188) verrà
costruito e fortificato Finalborgo, che che non sarà più una diramazione di "vici"
preesistenti (soprattutto quello di Perti Alta) ma diventerà la
prima e unica capitale del feudo (Millesimo - centro strategico
molto importante per il controllo delle vie di comunicazione con
il Piemonte - sarà sempre considerata la capitale secondaria dei
territori montani del Marchesato). Contestualmente sorgeranno sullo
sperone roccioso del Becchignolo le prime fortificazioni di quella
che diventerà la possente fortezza di Castel
Gavone, nella quale i Signori del Finalese eleggeranno la propria
residenza.
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